Il corso della vita segue leggi misteriose. Ogni cosa sembra accadere per un motivo preciso, mai per caso. Durante la settimana che precede la Pasqua, ho preso parte — per la prima volta — a una funzione del Rito Greco: la celebrazione di San Lazzaro, nel santuario della Madonna delle Grazie di San Marzano di San Giuseppe. Una tradizione radicata nelle comunità arbëreshe. Quel momento è stato una rivelazione. Un mondo sconosciuto si è spalancato davanti a me, fatto di canti antichi, invocazioni sussurrate, nuvole di incenso che riempivano l’aria e lo sguardo.
Neanche un mese dopo, per un curioso intreccio di coincidenze, mi sono ritrovato a San Costantino Albanese, nel cuore del Pollino, per la Festa della Madonna della Stella. Anche questo è un paese di origine arbëreshe.
Quello che avevo appena sfiorato, lì si è rivelato in tutta la sua forza: il borgo addobbato a festa, la banda che suonava in piazza, il lento fluire della comunità verso la chiesetta. Le ragazze in abito tradizionale arbëreshë camminavano fiere, seguite da occhi che sembravano riconoscersi da generazioni.
All’interno della chiesa, un’esplosione di colori e affreschi: sembrava di essere già altrove, oltre l’Adriatico. I canti si levavano in un’alternanza di voci tra giovani e anziane — un filo di suono che tiene insieme memoria e presente.
Fuori, nel bar vicino alla piazza, si scaldavano ciaramelle e zampogne. Gruppi di suonatori, venuti da tutto il Pollino, si preparavano per offrire la loro devozione in musica. Quell’attesa era sacra tanto quanto la liturgia in chiesa. Era un’altra forma di preghiera.
Poi la pioggia ha iniziato a cadere. La processione è stata annullata. Ma il paese non si è fermato: sotto l’acqua battente, si sono accesi comunque i Nuzasit — pupazzi pirotecnici che raffigurano simbolicamente il lavoro, la famiglia e le tentazioni. Si dice che l’esplosione delle loro teste porti fortuna. E in quel preciso momento, mentre i colori dei coriandoli si mescolavano alla pioggia e al fumo, ho sentito che qualcosa si stava compiendo.
Tra l’odore dell’incenso, la cenere sospesa nell’aria e le voci che non si spegnevano, ho avuto la sensazione di assistere a una benedizione antica.
