Se mi venisse chiesto quando ho davvero iniziato questo percorso, potrei rispondere senza esitazione: il 12 febbraio 2023. Quel giorno mi trovavo ad Alessandria del Carretto, un piccolo paese del Pollino, per assistere al Carnevale. Era la prima volta che mi immergevo in questa tradizione così viva e potente. E proprio lì, tra la neve e i suoni antichi di zampogne, tamburelli e organetti, è nata l’idea di Analog_trad.
Era un periodo particolare della mia vita, pieno di domande e strade da chiarire. Ed è forse per questo che ho sentito una connessione profonda con i Polecenelle Bruttë, figure mascherate che incarnano il disordine, il caos, tutto ciò che deve essere attraversato prima della rinascita.
Nel silenzio ovattato del paese, le maschere hanno cominciato a vestirsi. Poi, per primo, è apparso il gëgandë, maschera alta imponente, che si muoveva a ritmo di tarantella per richiamare a sé gli altri uomini mascherati. Insieme, si sono incamminati verso le case delle spose. Quando le donne li hanno raggiunti, ognuna ha preso il proprio compagno per il mignolo, e così, una dopo l’altra, si è formata la sfilata.
Il costume dei Polecenelle Biëllë è fatto di tre elementi fondamentali: una maschera lignea scolpita a mano, un copricapo decorato da nastri colorati, e lo scriazzo, un bastone ricoperto di pon-pon colorati.
Lo scriazzo è l’unico punto di contatto possibile tra la maschera e il mondo esterno. E durante la sfilata, uno di quei pon-pon ha sfiorato prima la mia spalla, poi la mia macchina fotografica. Un gesto semplice, forse, ma che ho sentito come una benedizione. Mi piace pensare che proprio quel tocco abbia segnato l’inizio del mio cammino.
Come gli abiti dei Polecenelle, donati da famiglie del paese per vestire la tradizione, anche il mio progetto nasce da un intreccio: tra ciò che porto dentro e ciò che ricevo nei luoghi che attraverso.
Quel giorno, ad Alessandria del Carretto, qualcosa si è allineato. La neve cadeva leggera, i volti erano nascosti dalle maschere, ma io sentivo chiaramente di essere nel posto giusto. E da lì non mi sono più fermato.
